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31 dicembre 2013

il mondo....buon inizio....

No, stanotte amore,
non ho più pensato a te.
Ho aperto gli occhi
per guardare intorno a me.
E intorno a me
girava il mondo come sempre.
Gira il mondo gira,
nello spazio senza fine.
Con gli amori appena nati,
con gli amori già finiti.
Con la gioia e col dolore
della gente come me...
Il mondo,
soltanto adesso io ti guardo.
Nel tuo silenzio io mi perdo.
E sono niente accanto a te.

Il mondo non si è fermato
mai un momento.
La notte insegue sempre il giorno.
Ed il giorno verrà...

J. Fontana

29 dicembre 2013

la luce che c'è dentro le persone....


Platone ha scritto: "Possiamo perdonare un bambino che ha paura del buio. La vera tragedia della vita è quando gli uomini hanno paura della luce".

La luce che c'è dentro le persone.
.....Mi è capitato di pensare a lungo alla luce. Poichè il tempo non mi mancava, mi concentravo su un argomento, e ci riflettevo ponendomi infinite domande........Mi resi conto che se anzichè considerare i gusti e le ossessioni individuali, come qualcosa di morboso, si provava a esplorarli, le tensioni gradualmente si scioglievano, e fu così che smisi di vergognarmi di quelle mie oziosi riflessioni.
E all'improvviso il mondo si è dilatato, assumendo una tinta rosata.
Il mondo in cui vivevo normalmente era colorato di rosa, spazioso, profondo, arioso, ricco di cose che si espandevano e si stringevano con energia vertiginosa.
A contatto con gli altri, questo spazio si faceva più stretto, ma siccome potevo subito ritornare nel mio mondo, non mi pesava.....
Nei libri illustrati che leggevo da piccola, le luci che si intravedevano da lontano erano sempre un simbolo di calore.
Lo erano le luci avvistate da qualcuno che si era perso lungo un sentiero di montagna, e quelle di una casa piena di rumori e di voci, che risvegliavano un'improvvisa nostalgia in un uomo che vagava tutto solo.
Naturalmente in molti racconti la storia prende poi una piega imprevista e possono accadere fatti spaventosi. Ma la sensazione che si prova nel vedere una luce è universale. E' una sensazione di calore eterno, comune a tutti i paesi del mondo.
............".Però nei libri è sempre scritto così, ci sono tante scene dove le persone sole vedendo delle finestre illuminate di notte si sentono stringere il cuore. E poi in realtà quando viene la sera e si fa buio e uno torna a casa, se vede la luce accesa si tranquillizza" ."Le luci quando ci sono delle persone che vivono, danno una sensazione di calore no?"
Makoto meditò per un pò, quindi disse:
"No, secondo me è la luce che c'è dentro le persone nelle case che dà una sensazione di allegria e di calore perchè si riflette fuori. Infatti spesso ci si sente tristi anche quando le luci sono accese".
"Le persone hanno una luce?"
"La presenza umana manda luce, sicuramente. Perciò uno la guarda con desiderio, e gli viene voglia di tornare a casa".
Infatti a pensarci, nei modelli di case da esposizione, anche se ci sono tutte le luci accese, non si sente niente, mi convinsi facilmente....

B. Yoshimoto

Nelle situazioni in cui ti fermi a guardare la paura in faccia acquisti forza, coraggio e fiducia. Devi fare le cose che credi di non poter fare.............

25 dicembre 2013

Un giorno di Natale del 1914


l giorno di Natale del 1914, nel primo anno della prima guerra mondiale, i soldati tedeschi, inglesi e francesi disobbedirono ai loro superiori e fraternizzarono con “il nemico” lungo due terzi del fronte occidentale. Le truppe tedesche innalzarono alberi di Natale fuori delle trincee con le scritte “Buon Natale.” “Voi non sparate, noi non spariamo.”

Una preziosa testimonianza di un soldato inglese che ebbe modo di assistere di persona a questo evento.
"Janet, sorella cara, sono le due del mattino e la maggior parte degli uomini dormono nelle loro buche, ma io non posso addormentarmi se prima non ti scrivo dei meravigliosi avvenimenti della vigilia di Natale. In verità, ciò che è avvenuto è quasi una fiaba, e se non l'avessi visto coi miei occhi non ci crederei. Prova a immaginare: mentre tu e la famiglia cantavate gli inni davanti al focolare a Londra, io ho fatto lo stesso con i soldati nemici qui nei campi di battaglia di Francia! "Le prime battaglie hanno fatto tanti morti, che entrambe le parti si sono trincerate, in attesa dei rincalzi. Sicché per lo più siamo rimasti nelle trincee ad aspettare.
Ma che attesa tremenda! Ci aspettiamo ogni momento che un obice d'artiglieria ci cada addosso, ammazzando e mutilando uomini. E di giorno non osiamo alzare la testa fuori dalla terra, per paura del cecchino. E poi la pioggia: cade quasi ogni giorno. Naturalmente si raccoglie proprio nelle trincee, da cui dobbiamo aggottarla con pentole e padelle.
E con la pioggia è venuto il fango, profondo un piede e più. S'appiccica e sporca tutto, e ci risucchia gli scarponi. Una recluta ha avuto i piedi bloccati nel fango, e poi anche le mani quando ha cercato di liberarsi...» «Con tutto questo, non potevamo fare a meno di provare curiosità per i soldati tedeschi di fronte noi. Dopo tutto affrontano gli stessi nostri pericoli, e anche loro sciaguattano nello stesso fango. E la loro trincea è solo cinquanta metri davanti a noi." "Tra noi c'è la terra di nessuno, orlata da entrambe le parti di filo spinato, ma sono così vicini che ne sentiamo le voci. Ovviamente li odiamo quando uccidono i nostri compagni.
Ma altre volte scherziamo su di loro e sentiamo di avere qualcosa in comune. E ora risulta che loro hanno gli stessi sentimenti. Ieri mattina, la vigilia, abbiamo avuto la nostra prima gelata. Benché infreddoliti l'abbiamo salutata con gioia, perché almeno ha indurito il fango." "Durante la giornata ci sono stati scambi di fucileria.
Ma quando la sera è scesa sulla vigilia, la sparatoria ha smesso interamente. Il nostro primo silenzio totale da mesi! Speravamo che promettesse una festa tranquilla, ma non ci contavamo." soldati che fraternizzano fuori dalle trincee "Di colpo un camerata mi scuote e mi grida: ?Vieni a vedere! Vieni a vedere cosa fanno i tedeschi! Ho preso il fucile, sono andato alla trincea e, con cautela, ho alzato la testa sopra i sacchetti di sabbia». «Non ho mai creduto di poter vedere una cosa più strana e più commovente. Grappoli di piccole luci brillavano lungo tutta la linea tedesca, a destra e a sinistra, a perdita d'occhio. Che cos'è?, ho chiesto al compagno, e John ha risposto: 'alberi di Natale!'. Era vero. I tedeschi avevano disposto degli alberi di Natale di fronte alla loro trincea, illuminati con candele e lumini." "E poi abbiamo sentito le loro voci che si levavano in una canzone: ' stille nacht, heilige nacht…'. Il canto in Inghilterra non lo conosciamo, ma John lo conosce e l'ha tradotto: 'notte silente, notte santa'.
Non ho mai sentito un canto più bello e più significativo in quella notte chiara e silenziosa. Quando il canto è finito, gli uomini nella nostra trincea hanno applaudito. Sì, soldati inglesi che applaudivano i tedeschi! Poi uno di noi ha cominciato a cantare, e ci siamo tutti uniti a lui: 'the first nowell (1) the angel did say…'. Per la verità non eravamo bravi a cantare come i tedeschi, con le loro belle armonie. Ma hanno risposto con applausi entusiasti, e poi ne hanno attaccato un'altra: 'o tannenbaum, o tannenbaum…'. A cui noi abbiamo risposto: 'o come all ye faithful…'. (2) E questa volta si sono uniti al nostro coro, cantando la stessa canzone, ma in latino: 'adeste fideles…'». «Inglesi e tedeschi che s'intonano in coro attraverso la terra di nessuno!" "Non potevo pensare niente di più stupefacente, ma quello che è avvenuto dopo lo è stato di più. 'Inglesi, uscite fuori!', li abbiamo sentiti gridare, 'voi non spara, noi non spara!'.
Nella trincea ci siamo guardati non sapendo che fare. Poi uno ha gridato per scherzo: 'venite fuori voi!'. Con nostro stupore, abbiamo visto due figure levarsi dalla trincea di fronte, scavalcare il filo spinato e avanzare allo scoperto." "Uno di loro ha detto: 'Manda ufficiale per parlamentare'. Ho visto uno dei nostri con il fucile puntato, e senza dubbio anche altri l'hanno fatto - ma il capitano ha gridato 'non sparate!'. Poi s'è arrampicato fuori dalla trincea ed è andato incontro ai tedeschi a mezza strada. Li abbiamo sentiti parlare e pochi minuti dopo il capitano è tornato, con un sigaro tedesco in bocca!" "Nel frattempo gruppi di due o tre uomini uscivano dalle trincee e venivano verso di noi.
Alcuni di noi sono usciti anch'essi e in pochi minuti eravamo nella terra di nessuno, stringendo le mani a uomini che avevamo cercato di ammazzate poche ore prima». «Abbiamo acceso un gran falò, e noi tutti attorno, inglesi in kaki e tedeschi in grigio. Devo dire che i tedeschi erano vestiti meglio, con le divise pulite per la festa. Solo un paio di noi parlano il tedesco, ma molti tedeschi sapevano l'inglese. Ad uno di loro ho chiesto come mai. 'Molti di noi hanno lavorato in Inghilterra', ha risposto. 'Prima di questo sono stato cameriere all'Hotel Cecil." "Forse ho servito alla tua tavola!' 'Forse!', ho risposto ridendo. Mi ha raccontato che aveva la ragazza a Londra e che la guerra ha interrotto il loro progetto di matrimonio. E io gli ho detto: 'non ti preoccupare, prima di Pasqua vi avremo battuti e tu puoi tornare a sposarla'. Si è messo a ridere, poi mi ha chiesto se potevo mandare una cartolina alla ragazza, ed io ho promesso. Un altro tedesco è stato portabagagli alla Victoria Station.
Mi ha fatto vedere le foto della sua famiglia che sta a Monaco. Anche quelli che non riuscivano a parlare si scambiavano doni, i loro sigari con le nostre sigarette, noi il tè e loro il caffè, noi la carne in scatola e loro le salsicce. Ci siamo scambiati mostrine e bottoni, e uno dei nostri se n'è uscito con il tremendo elmetto col chiodo! Anch'io ho cambiato un coltello pieghevole con un cinturame di cuoio, un bel ricordo che ti mostrerò quando torno a casa." "Ci hanno dato per certo che la Francia è alle corde e la Russia quasi disfatta.
Noi gli abbiamo ribattuto che non era vero, e loro. 'Va bene, voi credete ai vostri giornali e noi ai nostri'». «E' chiaro che gli raccontano delle balle, ma dopo averli incontrati anch'io mi chiedo fino a che punto i nostri giornali dicano la verità. Questi non sono i 'barbari selvaggi' di cui abbiamo tanto letto. Sono uomini con case e famiglie, paure e speranze e, sì, amor di patria. Insomma sono uomini come noi. Come hanno potuto indurci a credere altrimenti? Siccome si faceva tardi abbiamo cantato insieme qualche altra canzone attorno al falò, e abbiamo finito per intonare insieme - non ti dico una bugia - 'Auld Lang Syne'. Poi ci siamo separati con la promessa di rincontraci l'indomani, e magari organizzare una partita di calcio.
E insomma, sorella mia, c'è mai stata una vigilia di Natale come questa nella storia? Per i combattimenti qui, naturalmente, significa poco purtroppo. Questi soldati sono simpatici, ma eseguono gli ordini e noi facciamo lo stesso. A parte che siamo qui per fermare il loro esercito e rimandarlo a casa, e non verremo meno a questo compito." "Eppure non si può fare a meno di immaginare cosa accadrebbe se lo spirito che si è rivelato qui fosse colto dalle nazioni del mondo." "Ovviamente, conflitti devono sempre sorgere. Ma che succederebbe se i nostri governanti si scambiassero auguri invece di ultimatum? Canzoni invece di insulti? Doni al posto di rappresaglie? Non finirebbero tutte le guerre?

Il tuo caro fratello Tom.""

23 dicembre 2013

Ah! Che buona questa zuppa..Che buono questo vino!!



Ci sono persone che non riescono a nascere, rimangono piccoli feti, abbozzi, stanno lì, si fanno nutrire, ingurgitano tutto quello che gli arriva, galleggiano nel liquido amniotico della vita, non sanno fare altro, ma giunge un momento per tutti, che è quello di iniziare a vivere per davvero, nutrirsi da soli, camminare, parlare, muoversi, pensare, sentire, soffrire, lottare, arrabbiarsi, amare, provare piacere...se non lo fai...muori......se non lo fai............vivi le gioie degli altri, i dolori degli altri, gli amori degli altri....vivi la vita degli altri......

Io ho iniziato a vivere subito....sempre...tanto...ed ora sono qui e mangio, assaporo una zuppa calda che  mi riscalda il cuore e centellino un bicchiere di vino, intenso, come la vita appunto, sapore di stagione matura, di dolci colline e morbide distese, il profumo fragrante dei fiori e dei frutti. Sapiente e ferma solidità radicata, che rassicura gli animi inquieti ed inonda di sole ...e di colore...il sorso della vita, incredibile e sorprendente, gioiosa pienezza compiuta, fusione ed armonia, saporosa trascendenza del divenire della vita...

Ah! Che buona questa zuppa, che buono questo vino!

Il natale visto da....

22 dicembre 2013

Un segno del destino


Il tempo passa per tutti e per tutti non si ferma ad aspettare.
Il tempo passa ed io, come un marinaio davanti al mare, guardo l'orizzonte
alla ricerca di qualcosa anche se....... non so cos'è....
forse un piccolo segnale che mi faccia smettere di sognare
ma forse non lo voglio questo segnale.....perchè smettere di sognare sarebbe per me come morire....
In fondo cos'è la morte,
un modo di sfuggire alla realtà  per scappare in un' altra dimensione
dove io mi troverei ancora lì...... come un marinaio a guardare l'orizzonte....
aspettando forse un segno del destino,
che non arriverà mai....

M.A.

18 dicembre 2013

Se mi vuoi

Una dolcezza, malinconia, nostalgia abita nel mio cuore quanto ascolto questa canzone....

e mi vuoi 
Sono esattamente come te 
Posso darti tutto quello che ho 
Però 
Se mi vuoi 
Prova a chiedermi una carezza 
Per scoprire 
Che la paura è una certezza 
E sale e sale e salirà 
Quest'ansia che ci unisce 
E passa ma non passerà 
Quest'attimo che cresce 
Amarsi ancora 
Amarsi ancora 
Ma senza tempo 
Se mi vuoi 
Ho bisogno di una mano anch'io 
Ho il tuo sguardo che mi stringe 
Da un po' 
Però 
Se mi vuoi 
Manda via questa tristezza 
Amore mio 
Perché la vita passa in fretta 
E sale e sale e salirà 
Quest'ansia che ci unisce 
E passa ma non passerà 
Quest'attimo che cresce 
Amarsi ancora 
Amarsi ancora 
Ma senza tempo 
E sale e sale e salirà 
Quest'ansia che ci unisce 
E passa ma non passerà 
Quest'attimo che cresce 
E sale e sale e salirà 
Quest'ansia che ci unisce 
E passa ma non passerà 
Quest'attimo che cresce 

16 dicembre 2013

L'inno alla cicciona...


L'inno alla cicciona" di Enrique Serna non poteva passarmi inosservato:

 Oh incanto della cicciona
Gamba di grandezza elefantina
Che al grasso si abbandona
Oh maestà divina
Della coscia avvolta in gelatina
...Evviva le adipose
adoratrici dello sforzo nullo
Che lasciano le odiose
Fatiche al mulo
E mangiano tutto ciò che ingrossa il culo….


13 dicembre 2013

L'ennui




L’ENNUI
 
La noia è il vizio dei poeti
il vino dell’ebbro, la nicotina
del tabagista il retro dell’anima
e vetri dietro riflettono la fine.
 
I pensieri sono luciferini
selvatici come la ginestra
il fiore della noia i suoi estatici
pistilli quelli che paiono comete.
 
Renoir indugiava sulle donne
le nemiche della noia, le svestiva
ma tu sei uno scrittore d’oppio
cerchi la foia animalesca, il dolore
 
questo essere irregolare
non è umano è solo vodka secca
una mano sul cuore ed una d’oro
sulla crepa femminea della noia.
 
 
 
 
Mario Desiati

11 dicembre 2013

Ai piaceri della tavola...e non solo...

I cinquant'anni sono come

L'ultima ora del pomeriggio,

quando il sole tramontato

ci dispone spontaneamente alla riflessione.

Nel mio caso, tuttavia,

il crepuscolo mi induce al peccato.

Forse per questo,

arrivata alla cinquantina,

medito sul mio rapporto

con il cibo e l'erotismo,

le debolezze della carne,

che più mi tentano,

anche se, a ben guardare, non sono quelle

che più ho praticato.

 Mi pento delle diete, dei piatti prelibati rifiutati per vanità, come mi rammarico di tutte le occasioni di fare l'amore che ho lasciato correre per occuparmi di lavoro in sospeso o per virtù puritana. Passeggiando per i giardini della memoria, scopro che i miei ricordi sono associati ai sensi. Mia zia Teresa, quella che si trasformò lentamente in angelo e che quando morì aveva germogli di ali sulle spalle, è legata per sempre all'odore delle pastiglie alla violetta. Quando quell'incantevole signora faceva capolino per una visita, con il vestito grigio illuminato con discrezione da un colletto di pizzo e il capo regale incorniciato dalla neve, noi bambini le correvamo incontro e lei apriva con gesti rituali la sua vecchia borsetta, sempre la stessa, estraeva una scatoletta di latta dipinta e ci dava una caramella color malva. E da allora, ogni volta che l'aroma inconfondibile di violette si insinua nell'aria, la mia anima ritrova intatta l'immagine di quella santa zia, che rubava i fiori dai giardini degli altri per portarli ai moribondi dell'ospizio. Quarant'anni dopo ho scoperto che quello era l'emblema di Giuseppina Bonaparte, che si affidava ciecamente al potere afrodisiaco di quel fuggevole aroma che assale all'improvviso con un'intensità quasi nauseabonda, per sparire senza lasciare traccia e tornare immediatamente con rinnovato ardore. Le cortigiane dell'antica Grecia lo usavano prima di ogni incontro galante per profumarsi l'alito e le zone erogene, perché mescolato all'odore naturale della traspirazione e delle secrezioni femminili mitiga la malinconia dei più vecchi e scuote in modo irresistibile lo spirito dei giovani. Nel tantra, la filosofia mistica e spirituale che esalta l'unione tra gli opposti a tutti i livelli, da quello cosmico al più infimo, e nella quale l'uomo e la donna sono specchi di energie divine, il colore della violetta è quello della sessualità femminile e per questo motivo alcuni movimenti femministi l'hanno fatto proprio.

 L'odore penetrante dello iodio non mi evoca immagini di ferite o interventi chirurgici, bensì di ricci, strane creature marine irrimediabilmente legate alla mia iniziazione al mistero dei sensi. Avevo otto anni quando la ruvida mano di un pescatore mi mise in bocca un'ovaia di riccio. Quando torno in Cile, cerco sempre di trovare il tempo di andare sulla costa ad assaggiare di nuovi i ricci appena strappati al mare, e ogni volta mi assale lo stesso miscuglio di terrore e fascinazione che ho provato durante quel primo incontro intimo con un uomo. Per me i ricci sono inseparabili da quel pescatore, la borsa scura di frutti di mare che gocciola acqua e il mio risveglio alla sensualità. Gli uomini che sono passati dalla mia vita - non voglio vantarmi, non sono molti - li ricordo così, alcuni per la qualità della loro pelle, altri per il sapore dei loro baci, l'odore dei loro indumenti o il tono dei loro sussurri, e quasi tutti sono associati a un alimento particolare. Il piacere carnale più intenso, goduto senza fretta in un letto disordinato e clandestino, combinazione perfetta di carezze, risate e giochi della mente, sa di baguette, prosciutto, formaggio francese e vino del Reno. Ognuno di questi tesori della cucina fa comparire davanti a me un uomo in particolare, un antico amante che ritorna insistente come un fantasma desiderato a infondere una certa luce malandrina nella mia età matura.

 
 

Isabel Allende

10 dicembre 2013

Una donna che sa accendere il fuoco




Una donna fasciata in un abito elegante
una donna che custodisce il bello
una donna felice di essere serpente
una donna infelice di essere questo e quello.

Una donna che a dispetto degli uomini
diffida di quelle cose bianche
che sono le stelle e le lune
una donna cui non piace la fedeltà del cane.

Una donna nuova, appena nata
antica e dignitosa come una regina
una donna sicura e temuta
una donna volgare come una padrona.

Una donna così sospirata
una donna che nasconde tutto
nel suo incomprensibile interno
e che invece è uno spirito chiaro come il giorno.

Una donna, una donna, una donna.

Una donna talmente normale
che rischia di sembrare originale
uno strano animale, debole e forte
in armonia con tutto anche con la morte.

Una donna così generosa
una donna che sa accendere il fuoco
che sa fare l'amore
e che vuole un uomo concreto come un sognatore.

Una donna, una donna, una donna.

Una donna che resiste tenace
una donna diversa e sempre uguale
una donna eterna che crede nella specie
una donna che si ostina ad essere immortale.

Una donna che non conosce
quella stupida emozione
più o meno vanitosa
una donna che nei salotti non fa la spiritosa.

E se questo bisogno maledetto
lasciasse in pace i suoi desideri
e se non le facessero più effetto
i finti amori dei corteggiatori
allora ci sarebbero gli uomini
e un mondo di donne talmente belle
da non avere bisogno
di affezionarsi alla menzogna del nostro sogno.

Una donna, una donna, una donna.
Una donna, una donna, una donna.

G.Gaber

09 dicembre 2013

L'amante Perfetto

 
Ho bisogno d'un amante che,
ogni qual volta si levi,
produca finimondi di fuoco
da ogni parte del mondo!
Voglio un cuore come inferno
che soffochi il fuoco dell'inferno
sconvolga duecento mari
e non rifugga dall'onde!
Un Amante che avvolga i cieli
come lini attorno alla mano
e appenda,come lampadario,
il Cero dell'Eternità,entri in
lotta come un leone,
valente come Leviathan,
non lasci nulla che se stesso,
e con se stesso anche combatta,
e, strappati con la sua luce i
settecento veli del cuore,
dal suo trono eccelso scenda
il grido di richiamo sul mondo;
e,quando,dal settimo mare si volgerà
ai monti Qàf misteriosi da
quell'oceano lontano spanda
perle in seno alla polvere!    
 
Gialal-ad-din-Rumi

07 dicembre 2013

Non ci sei da un giorno....


 
Non ci sei da un giorno e già mi manchi, già ci manchi…..

Io ho conosciuto il tuo paese, ho respirato la tua stessa aria, ho visto dove sei stato rinchiuso per 27 anni, ho visto anche il balcone dal quale hai tenuto il primo discorso al tuo popolo ed al mondo intero dopo tutti quegli anni di segregazione.

Ho ancora negli occhi il colore del cielo d’Africa, di tutta l’Africa, ho nel cuore la musica della tua terra…i volti dei bianchi dagli occhi di ghiaccio e dei neri  ancora increduli che il miracolo sia potuto accadere….

Il Sudafrica che vive nel dopo apartheid la fatica di ricostruirsi, di superare il trauma di tanta ingiustizia, di aprirsi al mondo e ricominciare. Non è facile.

In Sud Africa tutto succede e tutto deve ancora cambiare. Basta fermarsi qualche giorno a Mother City (Cape Town) per capirlo e per innamorarsi..di colpo..di questo paese, mentre dall’alto della Table Mountain i neri e bianchi si confondono, le town  ship  ( i ghetti neri) spariscono e rimane solo il rumore del vento che qui soffia sempre, forte ed impetuoso come la  violenza che ha segnato il tuo popolo, tutti i popoli, ma grazie a te, caro madiba, hanno ricominciato a sognare e sperare…..in un nuovo mondo.

 Che il rombo delle onde dei due grandi oceani che lambiscono la tua terra, ti tenga compagnia nel  tuo nuovo viaggio che ha il profumo di una frontiera aperta sull’infinito.

 

Per sempre INVICTUS

Dal profondo della notte che mi avvolge,
Nera come un pozzo da un polo all'altro,
Ringrazio qualunque dio esista
Per la mia anima invincibile.

Nella feroce morsa della circostanza
Non ho arretrato né gridato.
Sotto i colpi d'ascia della sorte
Il mio capo è sanguinante, ma non chino.

Oltre questo luogo d'ira e lacrime
Incombe il solo Orrore delle ombre,
E ancora la minaccia degli anni
Mi trova e mi troverà senza paura.

Non importa quanto stretto sia il passaggio,
Quanto piena di castighi la vita,
Io sono il padrone del mio destino;
Io sono il capitano della mia anima.

Wiliam Hernest Henley